L’incontro col dromedario

Questa è una storia che sicuramente la mamma non potrà mai dimenticare. Secondo me è rimasta da sempre in cima alla sua classifica personale delle avventure più assurde accadutegli finora. Vorrete sapere il perché, voi; che cosa può essere successo di così assurdo? Adesso ve lo dico io.

Una delle cose più belle dei miei genitori è che a loro è sempre piaciuto viaggiare. Per noi era solito ritagliarci degli spazi di tempo da dedicare alla vacanze quando possibile, e col passare degli anni, fare un viaggio insieme è diventata un’importantissima tradizione. Già da piccola ebbi l’opportunità di visitare posti meravigliosi come la Spagna, la Francia, la Germania, e addirittura l’America! Erano state tutte esperienze meravigliose, ma a parer mio mai avrebbero potuto superare le bellezze della mia terra: la Sicilia.

Quella volta mamma e papà decisero che non avremmo oltrepassato il confine dello Stato (a dire il vero non arrivammo nemmeno a metà dell’Italia). La Puglia fu la nostra destinazione. Lì abitavano dei cari amici di famiglia che ci accolsero calorosamente. Avevamo sempre alcuni amici sparsi in giro per la penisola, che si mettevano a disposizione per noi durante questi viaggi. D’altronde si sa che a volte ci si ritrova ad avere amici migliori persino dei parenti stessi.

Ritornando alla nostra storia, mi sento di dire che niente (e sottolineo il “niente”) poté dare carattere alla nostra vacanza più della famosa gita allo zoo di Fasano. Sentimmo parlare molto di questo zoo. Non so se ora come ora questo posto sia ancora in funzione e aperto al pubblico. Era particolarmente famoso per il fatto che tutti gli animali al suo interno venivano lasciati liberi di circolare, perfettamente in stile savana; nei limiti massimi della struttura ovviamente. I visitatori pagavano il biglietto e poi si aveva la possibilità di entrare all’interno dello zoo con la macchina e di guidare in mezzo agli animali. Un po’ troppo pericoloso? Forse. Seguendo le indicazioni degli addetti del posto non poteva succedere niente di brutto, ma devo ammettere che vedere un Leone che ti cammina libero accanto alla fiancata della macchina, per quanto l’animale poteva essere docile, ti fa davvero accapponare la pelle.

Noi iniziammo questa avventura a bordo della nostra bellissima Lancia Libra, Dio quanto adoravo quella macchina. Era super-spaziosa e molto affidabile. Forse addirittura l’unica macchina con cui non abbiamo rischiato di rimanere a piedi nel bel mezzo di un viaggio. Cominciammo a muoverci in mezzo a enormi distese di alberi e sabbia, pronti ad avvistare qualche giraffa o qualche elefante passeggiare allegramente sulla nostra strada. Io me stavo seduta sui sedili posteriori dell’auto e osservavo fuori dal finestrino. Papà, cosa molto insolita, era seduto al posto del passeggero. Gli serviva per riprendere gli animali e scattare delle fotografie, e di conseguenza la mamma si era messa alla guida.

Andando avanti ci ritrovammo in una zona del grande spiazzale in cui erano riunite tante scimmiette. Le scimmie sono delle gran stronzette. Se non si stava attenti c’era il rischio che saltassero sul tetto dell’automobile e iniziassero a smontarlo, o almeno era quello di cui eravamo stati avvertiti. Questo spiegava il fatto che davanti a noi era stato piazzato un cartello bello grande con la scritta: “ATTENZIONE, NON RALLENTARE!” a caratteri cubitali.

C’è da dire però che non furono affatto le scimmie il nostro problema; andiamo avanti. Dopo aver oltrepassato diversi tipi di animali ci inoltrammo nella zona degli erbivori. Dato che per quel momento non rischiavamo nulla, la mamma fermò la macchina così che papà potesse fare qualche bella ripresa con la videocamera. Lui era sempre molto appassionato nel fare queste cose, e dobbiamo proprio ringraziare per questo, perché se non fosse stato per lui non avremmo potuto conservare alcuni bellissimi ricordi. Io mi sporsi in avanti tra le loro due teste per osservare meglio. Vidi che la videocamera era puntata su un gruppo di dromedari in lontananza. Era la prima volta che li vedevo dal vivo. Anche mamma li osservava interessata. Molti di loro stavano mangiando, altri bevendo. C’è ne fu uno che attirò particolarmente la nostra attenzione. Era leggermente distaccato dal resto del gruppo, e guardava dritto verso di noi (lo trovai un po’inquietante se devo dire la verità). Mi accorsi che tra di noi era calato il più assoluto silenzio. Eravamo tutti attenti a guardare quell’animale così curioso, che dopo qualche istante infinito iniziò a camminare nella nostra direzione. Mi tirai indietro sul mio sedile per osservarlo dal mio finestrino. Si muoveva spedito verso l’auto, tant’é che dopo pochi secondi non era più così lontano da noi. Mi girai per volgere uno sguardo verso la mamma. “Ma perché non cammina?” pensai. Lei fissava mio padre con la bocca leggermente aperta dallo stupore, mentre lui era ancora intento a riprendere la scena con la sua videocamera. Nel frattempo il Dromedario continuava ad avvicinarsi sempre di più. Era palese che ci stesse puntando, possibile che nessuno tranne me se ne accorgesse?

<<Mamma, perché non ricominci a camminare?>>

Lei inizialmente non rispose. Poi come risvegliata da un incantesimo mi guardò perplessa e poi tornò a guardare mio padre. Fece per accendere il motore della macchina. Evidentemente aveva capito la situazione. Il dromedario era ormai vicino e io non capivo come mio padre fosse così quieto. A un certo punto però vidi la sua testa farsi leggermente indietro.

<<Cara, guida.>>

Ma mia madre non si muoveva, e il dromedario velocizzava il passo.

<<Cara… guida…>>

Ma lei continuava a guardare la scena immobile.

Tutto a un tratto emisi un grido breve e acuto. Il dromedario aveva appena infilato la testa nell’auto dal finestrino, mentre mio padre terrorizzato si faceva piccolo piccolo sotto di lui.

<<DAI GUIDA!>> Urlò appiccicandosi più possibile al braccio di sua moglie, ma mia madre ormai era completamente andata. Osservando la scena non aveva potuto fare a meno di iniziare a ridere e non riusciva più a fermarsi.

<<MAMMA SBRIGATI!>>

Io iniziai ad agitarmi, ma non c’era niente da fare. Non riusciva a smettere di ridere e non aveva la forza di fare andare avanti la macchina. Non le importava nemmeno del fatto che quel dromedario stesse molestando col muso il suo maritino così terrorizzato. Molto probabilmente avrebbe potuto mangiarselo e lei non sarebbe comunque stata in grado di controllarsi. Ero esasperata.

A un certo punto iniziai, a scuotere il sedile di Papà davanti a me e l’animale spaventato finì per uscire la testa dall’auto. Mio padre si tirò su con i capelli tutti scompigliati e gli occhi sbarrati. Si girò di scatto verso mia madre con ancora la camera in mano.

<<Andiamo via!>>

A mia madre scendevano ancora le lacrime e sia io che papà la guardammo a bocca aperta finché non riuscì a riprendere il suo solito contegno. Dopo essersi calmata fece andare avanti la macchina e riprese ad avanzare sul terreno insabbiato.

Neanche ricordo cosa vedemmo del resto dello zoo dopo l’incontro con il dromedario. Quella sua inaspettata voglia di fare amicizia aveva esaurito tutte le nostre energie per quel giorno. Ciò che ricordo perfettamente invece, fu l’espressione attonita dei nostri cari amici quando tornammo a casa e raccontammo questa storia. La mamma ricominciò a ridere di gusto come se stesse ancora vivendo la scena.

Credo che quella visione l’abbia colpita profondamente perché ogni volta che glielo ricordo non può fare a meno di sganasciarsi dalle risate. Per quando riguarda invece mio padre be’, credo che non vorrà più vedere uno zoo in vita sua!

 

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Peach ❤

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